vendredi 21 février 2014

Quando gli editori influenzano la politica

Alla fine ci sarà voluto uno scherzo telefonico ad un papabile ministro per svelarci che uno dei maggiori editori italiani sceglie i ministri del governo che Renzi sta tentando di formare.
No, non é l’editore condannato per frode fiscale e con una sfilza di procedimenti penali sulle spalle, é l’altro editore, il “nemico” di Berlusconi: Carlo De Benedetti, ormai residente in Svizzera e proprietario del gruppo editoriale L’Espresso, con testate come il quotidiano “La Repubblica” ed il settimanale “l’Espresso”.
Alla fine degli anni 90 La Repubblica si ergeva, coi suoi editoriali, a baluardo contro gli abusi di potere e la discesa in campo in politica di un imprenditore editoriale sull’orlo del fallimento e con oscuri legami con la Mafia.
Fa quindi un certo effetto apprendere oggi che il padrone della stessa “La Repubblica” contatta i potenziali ministri a lui graditi per indurli a scendere in campo con la propria sponsorizzazione.
Forse iniziamo a capire un po’ meglio perché di fronte agli improponibili inciuci tra PD e PDL, come quelli sulla giustizia per salvare comunque Berlusconi, “La Repubblica” abbia sempre mantenuto una linea pro PD, trovando al comportamento di questo partito mille giustificazioni, o come mai il PD abbia appoggiato l’emendamento “salva Sorgenia”, azienda del gruppo De Benedetti.
Di fronte poi all’apparire di una vera opposizione costituita dal Movimento 5 Stelle, il quale ha denunciato questo consociativismo PD-PDL, “La Repubblica” ha sempre storto la bocca, cercando la pagliuzza nell’occhio del 5 Stelle, come la caccia agli scontrini, senza voler pero’ mai vedere la trave della longa manus del proprio padrone, accreditato peraltro da alcuni come detentore della tessera N°1 del PD.
Sarebbe interessante sentire cosa ne pensano di questa ingerenza di De Benedetti sul nascente esecutivo Renzi, i soggetti più indipendenti del PD, come Civati o Giachetti, ed anche firme eminenti della “Repubblica”, come il direttore Mauro, il vice Giannini e l’editorialista Zucconi.
Abbiamo la prova che i poteri forti, costuiti da finanza e dai principali gruppi editoriali, non hanno mai mollato la presa sulla politica e vogliono, con la loro influenza economica e mediatica, continuare a determinarne le sorti.
Insomma, la permeabilità tra detentori dei media e la politica, rimane una delle problematiche che piomba la vita politica e quindi democratica del Belpaese e gli strumenti giuridici per neutralizzarla non sono cosi’ evidenti quando un editore non fa direttamente politica…


http://violapost.it/2014/02/21/quando-gli-editori-influenzano-la-politica/

vendredi 7 février 2014

Le leggi sull'aborto sotto attacco in Europa ed in Italia

Lo scorso  dicembre il Parlamento Europeo, col voto determinante di sei parlamentari del PD, ha bocciato la risoluzione Estrela, volta a promuovere in Europa un’educazione sessuale , prevenire attivamente le gravidanze indesiderate e garantire un accesso equo alla contraccezione e all’aborto sicuro e legale in un’ottica di lotta alle discriminazioni di genere.

D'altra parte, il governo spagnolo ha promosso recentemente un'iniziativa volta a fare retromarcia sull'aborto legale in Spagna. Se sarà approvata dal Parlamento, l'applicazione dell'aborto sarà limitata ai soli casi di violenza sessuale  o di gravi condizioni di salute x le donne.

Anche in Italia assistiamo ad un progressivo svuotamento della legge sull'IVG N° 194/78, attraverso la paralisi dei consultori (che dovrebbero effettuare prevenzione ed educazione, diminuendo il ricorso all'aborto), ma soprattutto a causa di una percentuale insostenibile dei ginecologi obiettori di coscienza, che raggiungono ormai una media nazionale del 70%, e che paralizza le strutture che dovrebbero praticare l'IVG.



L'eccessivo tasso di obiezione di coscienza dei medici rende in pratica inoperativa una legge della Repubblica, perché le donne obbligate ad una IVG sono soggette a lunghe attese, che finiscono spesso col portare al superamento dei 90 giorni di gestazione, termine massimo per la pratica dell'IVG secondo la L194/78.
Queste situazioni  sfociano quindi nel ricorso all'aborto clandestino o, per le donne  che ne hanno le possibilità,  nel ricorso  all'IVG  a pagamento all'estero.

Si potrebbe quindi ipotizzare che la progressiva riduzione del tasso di IVG costatato dal 1981 ad oggi nelle relazioni ministeriali possa essere frutto di una legge resa via via inapplicabile e non di una migliore prevenzione ed educazione delle donne in Italia.

Non é un mistero che i medici obiettori di coscienza siano privilegiati nella carriera ospedaliera in un Paese  formalmente laico e che quei pochi ginecologi non obiettori, oltre ad essere svantaggiati in termini di carriera, siano costretti a turni massacranti di soli aborti, che finiscono per sfiancarli psicologicamente e fisicamente.




Uno Stato degno di questo nome ha l'obbligo garantire l'applicazione delle proprie leggi!



Visto che lo scopo principale della L194/78 é la tutela della salute psichica e fisica della donna, e che il diritto all'obiezione di coscienza é un diritto degli operatori sanitari, ma NON delle strutture sanitarie, queste ultime dovranno garantire l'applicazione della legge 194/78 attraverso una REVISIONE degli ORGANICI del personale medico che pratica le IVG.




Sarebbe opportuno che le associazioni dei diritti dei malati, indipendentemente dalle loro convinzioni filosofiche,  si schierino nella sola ottica della tutela della salute e dei diritti delle donne, denunciando alla magistratura le strutture ospedaliere in cui il diritto al ricorso alla legge 194/78 non sia più di fatto garantito.
http://violapost.it/2014/02/07/legge-sullaborto-sotto-attacco-in-europa-e-in-italia/

Aggiornamento con la condanna dell'Italia al Consiglio d'Europa per non garantire il servizio garantito dalal legge a causa dell'elevato numero di obiettori!
http://www.voxdiritti.it/?p=2595

dimanche 19 janvier 2014

In Europa, ma per fare cosa?

Tra il 22 ed il 25 maggio 2014 i cittadini europei saranno chiamati alle urne per votare i loro rappresentati al Parlamento Europeo (PE).
Il PE é l'unica istituzione dell'Unione Europea (UE) eletta democraticamente; condivide col Consiglio dell'UE il potere legislativo in quasi tutte le materie di competenza dell'UE, nonché il potere sul  bilancio dell'UE (nel 2013 il bilancio UE é 150,9 MLD di €, e rappresenta soltanto l'1% del PNL dei Paesi che compongono l'UE)

Alle prossime elezioni i cittadini europei elegeranno 751 parlamentari europei, di cui 73 saranno italiani.

Nonostante l' accrescere dei poteri del PE nel tempo, il tasso di partecipazione medio degli elettori nell'UE, é sceso costantemente dal 63%  dalle prime elezioni a suffraggio universale del 1979 (Europa dei 9) al  43% per l'UE dei 27.



L'Europa non é popolare presso i cittadini, anche perché  i politici nazionali che votano la normativa comunitaria  nel Consiglio UE o al Parlamento europeo  hanno poi la tendenza a scaricare sull'Europa la responsabilità delle politiche impopolari col leitmotiv "ce lo chiede Bruxelles"...

Dal 2002 abbiamo in circolazione  l'Euro, reso impopolare in Italia  da aumenti del costo della vita dovuti sia al  fatto che alla sua introduzione non sia stata affiancata una sorveglianza sui prezzi (determinando aumenti anche del 100% per gli attori economici che hanno potuto imporre un cambio 1000 lire= 1€) ma anche dal peso incontrastato delle lobbies, che hanno orientato a loro vantaggio il funzionamento del mercato.

Dal 2008 abbiamo poi conosciuto  la crisi dell'Euro-zona, determinata sia dalla crisi globale, che dalla mancanza di fiducia degli operatori economici nella tenuta di questa zona, a causa dell'elevato debito pubblico di alcuni dei Paesi che la compongono e delle mancate riforme strutturali  nelle "maglie deboli" di questa zona (come Italia, Spagna, Portogallo e Grecia).

Ma se l'Italia non avesse integrato la zona Euro, oggi avremmo una valuta fortemente svalutata, un'inflazione alle stelle a quindi tassi di interesse, ad esempio sui mutui, molto più elevati e pagheremmo molto più caro il petrolio e tutti gli altri beni importati, con ulteriori effetti inflazionistici sui prezzi.

La disaffezione dei cittadini europei verso l'Europa é dovuta soprattutto alla supremazia data dall'UE ad obiettivi liberisti quali  il mercato e la moneta unica, invece di realizzare una tangibile Europa politica con compiute politiche in campo sociale,fiscale ed anche nel campo della politica estera.

Eppure l'Europa ci dovrebbe interessare sommamente perché l'UE condiziona e puo' migliorare il nostro vivere quotidiano, in quanto una parte crescente della legislazione nazionale trova il proprio fondamento nella legislazione UE.
Basti pensare alla normativa riguardo alla certificazione energetica per gli immobili, per favorire il risparmio energetico, o all'abbattimento delle tariffe per i cellulari in roaming (quando all'estero), al fine di tutelare i diritti dei consumatori.

Questa mancanza di popolarità per l'UE dovrebbe concretizzarsi alle prossime elezioni europee  di maggio 2014 in una crescita notevole dei partiti xenofobi, estremisti ed anti-euro.
Il PVV dell'olandese Geert Wilders, il Front National di Marien Le Pen in Francia, assieme al partito Ukip di Nigel Farage nel Regno Unito, dovrebbero addirittura essere tra i primi partiti nei Paesi in questione.
 Anche altri partiti estermisti come Alba Dorata in Grecia, i Veri Finlandesi ed Alternativa per la Germania dovrebbero registrare buoni risultati.
In Italia il partito xenofobo di Fratelli d'Italia della Meloni e di Magdi Allam potrebbe conquistare dei seggi.

Quanto all'Italia, la grossa novità sarà lo sbarco del Movimento 5 stelle al PE.
Capiremo le intenzioni concrete del M5S riguardo all'Europa al momento in cui esso sceglierà a quale gruppo politico europeo apparentarsi.

Una volta eletto, il PE avrà, secondo il Trattato di Lisbona, un ruolo determinante, assieme al Consiglio UE, nella scelta del Presidente della Commissione UE (l'organo esecutivo e che detiene l'iniziativa legislativa) ed audizionerà i 28 membri del colleggio della Commissione, prescelti dal Consiglio UE.
Ricordiamoci a proposito come l'audizione al PE fu determinante nel 2004 per scartare la candidatura del governo italiano per Rocco Buttiglione come Commissario europeo, a causa delle sue esternazioni sfavorevoli all' omosessualità.

Dopo l'elezione di maggio del  PE, successivamente alla scelta del proprio Presidente, avverranno le negoziazioni tra PE e Stati Membri che siedono al Consiglio Europeo per la nomina del Presidente della Commissione.
Sono già  in lizza per la Presidenza della Commissione il tedesco Martin Schulz, designato come candidato ufficiale del PSE, il lussemburghese Junker per i democristiani del PPE, il greco Alexis Tsipras dalla Sinistra Europea, Guy Verhostadt per i liberali europei, il francese José Bové e la tedesca Keller per i Verdi..





L'elezione del PE darà quindi il "la" all'inizio di laboriosi  negoziati tra nazioni e tra gruppi politici europei per i 28 componenti della Commissione UE (i principi di nomina, oltre a quelli politici,  sono quelli di un certo equilibrio tra l'appartenenza a grandi o a piccoli Paesi dell'UE, a Paesi del Nord Europa o a quelli del Sud, a Paesi dell'area Euro ed a Paesi che a quest'area non fanno parte ed infine una certa alternanza tra i sessi), nonché del Presidente del Consiglio Europeo (che deve subentrare al belga Van Rumpoy) e dell'Alto rappresentante dell'UE (capo della diplomazia europea) , attualmente occupato dalla mediocre baronessa britannica Catherine Ashton.

La diplomazia italiana dovrebbe muoversi a tempo per tessere le necessarie alleanze con altri paesi Europei per potere sostenere una candidatura italiana di rilievo per uno di questi posti chiave in Europa.


Sarebbe auspicabile che gli italiani proposti nelle liste al PE o come commissario europeo (per l'Italia sarebbero in lizza D'Alema ed Enrico Letta) non siano più personaggi alla fine della loro carriera politica (in passato Bruxelles ha avuto per i politici  la nomea di "cimitero degli elefanti")  ma che, visto il rilevante  ruolo dell'UE,  siano invece politici pronti ad impegnarsi con tutte le loro energie e competenze per un lavoro assiduo e proficuo nelle istituzioni europee, anche per non dovere noi arrossire nel vedere alcuni nostri rappresentanti tacciati di "fannulloni", come é successo recentemente all'assenteista leghista Salvini da parte dell'italo belga Marc Tarabella!





http://violapost.it/2014/01/21/in-europa-ci-siamo-gia-ma-dobbiamo-lavorarci-meglio/

jeudi 9 janvier 2014

Donne manager in Europa ed in Italia

E' di oggi la notizia che il governo belga ha approvato la nomina della quarantanovenne Dominque Leroy,  ad amministratore delegato  di Belgacom, la prima azienda di telecomunicazioni del Belgio, che conta un fatturato di 6,55 miliardi di € ed impiega 16.000 persone e di cui lo stato belga detiene il 53,5% delle azioni.

La Leroy lavora dal 2011 in Belgacom, dopo una carriera professionale passata principalmente presso Unilever.

Una nomina che fa notizia in Belgio, sia per l'importanza di Belgacom , che per il fatto che l'amministratore delegato precelto sia una donna.

Invece in Italia le donne manager sono quasi delle "mosche bianche" , avendo l'Italia nel 2011, con il 13,9% di  manager donne nel settore privato,  il tasso più basso tra i Paesi Europei, e quindi superati  da Grecia (col 14,6%), Turchia (22,3%) , Germania (29,3%) Regno Unito (34,9%) , Francia (37,4%).

Questo record negativo in Italia per le donne alte dirigenti é sicuramente frutto della "cultura" nostrana veicolata da pubblicità e media che rappresentano ancora la donna o come "l'angelo del focolare" o viceversa come "un essere traboccante di sessualità", ma non certo come il capo da cui gli uomini italiani sono disposti a ricevere disposizioni sul posto di lavoro.



Tra l'altro in Italia é ancora diffusissimo il pregiudizio che le donne, per fare carriera in azienda, debbano sottostare alle richieste sessuali dei superiori.

In Italia abbiamo quindi  moltissima strada da fare per superare una cultura machista che orienta i comportamenti e, a causa del retaggio di genere veicolato per decenni dai media ed ormai ancorato nel comune sentire,  la strada si annuncia molto in salita...


dimanche 5 janvier 2014

Sulle moschee in Italia, non dimentichiamo che libertà di culto é principio costituzionalmente garantito

Cosa pensare quando il giornale Libero questa domenica 5 gennaio 2014 titola in modo allarmante: "Sentenza choc: obbligo di moschea in tutte le città" ?

Ricordiamo i fatti:
un'associazione musulmana bresciana "Muhamadiah" ha fatto appello al Piano del governo del territorio (PGT) della città di Brescia perché questo non prevedeva alcun riferimento ai "bisogni" dei cittadini non cattolici ed il TAR le ha dato ragione in questo modo: "la delibera di approvazione del PGT va pertanto annullata nella parte in cui omette di apprezzare, attraverso una corretta e completa istruttoria, quali e quante realtà sociali espressione di religioni non cattoliche, in specie islamiche, esistano nel comune; di valutare le loro istanze in termini di servizi religiosi e di decidere motivatamente se e in che misura esse possano essere soddisfatte nel Piano servizi" 




Ricordiamo che la nostra Costituzione prevede la libertà di culto , sancita dagli articoli 8 e 19: 

Art. 8:"Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze." Art. 19: "Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume".
E' quindi un principio costituzionale affermato e da fare rispettare che altri culti religiosi possano avere sedi in cui esercitare in pubblico il proprio culto, che siano chiese ortodosse, chiese valdesi o moschee musulmane!

Riguardo all'edificazione di moschee, l'Italia, rispetto ad una popolazione di un milione e duecentomila circa di musulmani (quasi il 2% della popolazione italiana) , fa costatare un record negativo in Europa, poiché le strutture ufficiali e che corrispondono ai criteri architettonici islamici che si sono potute costruire in Italia sono soltanto otto, mentre queste strutture sono 300 in Grecia, 200 in Francia, circa 100 in Olanda e 70 in Germania.



Cio' comporta che  in Italia i musulmani sono costretti ad esercitare il  loro "diritto di culto"  in circa 800 siti di fortuna, non adeguati ai criteri di sicurezza, come garages, capannoni, palestre o appartamenti.

La difficoltà a costruire moschee in Italia deriva anche dal fatto che diversi politici estremisti, come Calderoli della Lega Nord (col maiale day)  o il convertito Magdi "Cristiano" Allam (con slogan sul proprio sito e partecipazione a pubblici convegni), abbiano cavalcato movimenti di cittadini che si sono opposti al sorgere di nuove moschee.




A differenza delle altre principali confessioni religiose, l'Islam non ha una intesa con lo Stato italiano a causa dell'assenza di un'associazione chiaramente rappresentativa della maggioranza dei musulmani in Italia.

Poiché le statistiche ci dimostrano che la società italiana sta diventando sempre di più multi-etnica, multiculturale e quindi multi-religiosa, in quanto attira lavoratori da tutte le parti del mondo, é più che lecito che a questi nuovi cittadini venga riconosciuto uno dei diritti fondamentali, quello di professare pubblicamente ed al sicuro la propria religione,  accordando ad associazioni religiose spazi pubblici rispondenti a tutti i criteri di sicurezza per il culto.

In particolare, riguardo alla fede mussulmana, il fatto di accordare spazi pubblici ufficiali dovrebbe contribuire ad evitare che eventuali imam estremisti predichino la jihad (guerra santa) e reclutino terroristi nel segreto di strutture e sedi clandestine .

vendredi 3 janvier 2014

Dov é finita l'Europa sociale? Nell'UE lecito espellere cittadini di un altro Paese dell'Unione Europea




Silvia Guerra, attrice e musicista , vive e lavora da tre anni come artista da precaria in Belgio
con il figlio di otto anni, che frequenta regolarmente la scuola elementare a Bruxelles, ma ha ricevuto, a fine dicembre un decreto di espulsione da parte dell "Office des Etrangers", dipendente dalla ministra Maggie De Block.



 La motivazione dell'espulsione é che, in base ad alcune delle clausole di salvaguardia previste dalla direttiva CE 2004/38, (relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di libera circolazione e libero soggiorno negli Stati Membri; clausole di salvaguardia volte ad evitare lo shopping trasfrontaliero dell'assistenza sociale) , la persona in questione, pur esercitando un lavoro,  "costituirebbe un onere ecccessivo per il sistema di sicurezza sociale belga" e "non disporrebbe di un reddito minimo necessario al proprio sostentamento", in base al fatto che Silvia Guerra é assunta come artista  da una compagnia di giocolieri, con un contratto parzialmente sovvenzionato dallo stato.

La ministra De Block, esponente di punta del partito liberale fiammingo Open VLD, votata donna dell'anno nel 2013  dai lettori del quotidiano francofono, La Libre Belgique, si é fatta una fama di "inflessibile" riguardo ai richiedenti asilo in Belgio e proprio a causa di cio' ha visto accrescere la propria popolarità, tant'é che si parla di lei come possibile prossimo primo ministro del Belgio.

Tuttavia l' inflessibilità della Da Blok la ha anche portata a fare scelte precipitose e sbagliate, come quella  relativa al giovane afgano Aref, richiedente di asilo polititco, in quanto già seviziato dai talebani, che appena rimpatriato in Afghanistan fu da loro ucciso (vedi post http://italianoestero.blogspot.be/2013/10/si-chiamava-aref-ucciso-in-afghanistan.html).



L'espulsione di Silvia Guerra non é un caso isolato in Belgio, in quanto sarebbero già circa 1200 le espulsioni nei confronti di cittadini di altri Paesi dell'UE, in Belgio da meno di 5 anni,  incapaci di sostentarsi da sé, perché rappresentanti un carico eccessivo per l'assistenza sociale nazionale o alla ricerca infruttuosa di un lavoro.

Infatti, secondo un'altra clausola di salvaguardia della Direttiva CE 2004/38, i cittadini UE che non hanno lavoro e risiedono in uno Stato membro diverso da quello di origine devono: dimostrare di essere alla ricerca di un posto di lavoro e dimostrare di avere buone possibilità di trovarlo. In caso contrario possono essere invitati a lasciare il Paese UE ospitante.
Anche nel Regno Unito da questo gennaio, il governo ha dato un giro di vite riguardo ai cittadini comunitari senza lavoro: non potranno fare richiesta per un sussidio di disoccupazione prima di tre mesi di inoccupazione ed il sussidio non potrà superare una durata di sei mesi, salvo non si profili una reale possibilità di trovare un impiego.
Si constata quindi che, sotto il duplice effetto della crisi che fa restringere i bilanci statali, soprattutto in campo sociale, e del progedire delle destre e dei movimenti antieuropei,  l'aria che tira in Europa , nei confronti degli stranieri, anche se cittadini di uno dei 28 Paesi dell'Unione Europea, che non sappianno provvedere al proprio sostentamento, perché alla ricerca infruttuosa di un lavoro o viventi coi sussidi statali, é che vengono invitati, sempre più spesso con decreti di espulsione, a lasciar il Paese UE che gli ospita...



Essendo l'assistenza sociale una competenza statale ed in vigore prima dell'introduzione della libera circolazione nell'UE, rispetto al diritto UE di libera circolazione e stabilimento prevale la sovranità statale di escludere da questa assistenza cittadini degli Stati dell'UE che possano gravare eccessivamente sulle finanze dello Stato UE ospitante.

Queste contestate e penose espulsioni di cittadini comunitari in ricerca trasfrontaliera di un futuro migliore non sono altro che un'ulteriore conferma di come l'Europa monetaria e mercantile prevalga nettamente riguardo all'Europa sociale e dei cittadini.

L'augurio é che il prossimo Parlamento Europeo e la prossima Commissione, che vedranno la luce in primavera, spingano per una maggiore integrazione nel campo dell'Europa sociale e dei diritti dei cittadini e non prevalgano i temuti riflessi nazionalistici, portati avanti da partiti di estrema destra o anti-europei.





jeudi 26 décembre 2013

il video dell'aggressione alla giornalista ucraina Tatiana Chornovil





Il video dell'aggressione all' auto della giornalista ed attivista Europdan,Tatiana Chornovil da parte dei servizi segreti ucraini, successivamente estratta dall'auto e picchiata a sangue.
Ora si trova in ospedale con commozione cerebrale e dovrà subire un intervento di chirurgia facciale.

Cosi' lo zar Viktor Yanukovich tratta gli oppositori al suo regime pro-Putin!