dimanche 13 décembre 2015

La retorica delle crociate contro l'Islam e la facile risposta autoritaria a detrimento delle libertà civili!






Dopo le stragi del Bataclan e delle terrazze parigine, gli appelli alla "guerra santa" riecheggiano minacciosamente in Francia ed in Europa, spinte da un populismo crescente.

Questi appelli alla crociata contro l'islamismo radicale sono adesso sulla bocca di politici bramosi di sollevare i loro miseri consensi , come quella macchietta chiamata Hollande o quel fallimentare ministro dell'interno Cazeneuve, che non ha saputo prevenire né l'annunciata strage alla redazione di Charlie Hebdo, né quelle del 13 novembre scorso.



Queste reazioni ci sembrano un bruttissimo film, già visto.

L'appello alla "guerra santa" contro l'islamismo, ci ricorda quell'appello di Bush contro l' "impero del male", a seguito del terribile smacco statunitense dell'abbattimento delle torri gemelle nel 2001, che ha portato invece a cosi' tante "vittime collaterali", (eufemisticamente chiamate dagli spin doctors le decine di migliaia di civili uccisi nei "bombardamenti chirurgici" in Afghanistan ed Iraq, o morti per assenza di cure e medicine, di acque, cibo o baby food) ed all'aumento del risentimento nel Medio Oriente contro il Satana occidentale nonché allla radicalizzazione crescente di masse ormai senza speranza, infervorate da predicatori mediatici

Da persone razionali dobbiamo invece porci alcune legittime domande.

Perché mai migliaia di giovani, nati e vissuti in Europa, decidono di aderire all'islamismo più radicale e circa 2500 di loro partono a combattere una "guerra santa" in Siria e poi, se sopravvissuti, magari ritornano in patria e  rivolgono le armi o si fanno saltare in mezzo ad  inermi concittadini?

Come vincere la guerra contro Daech in Siria, Iraq ed anche in Libia?
Non certo aumentando la potenza di fuoco dei bombardamenti!
Sulla base dell'esperienza della guerra già combattuta in Iraq contro Daech, militarmente  sarebbero necessari centinaia di migliaia di truppe sul suolo per sconfiggere l'ISIS,ma nessuno degli stati occidentali e nemmeno di quelli arabi, vuole correre il rischio di vedere postato un video su Internet dell'esecuzione dei propri soldati da parte dei boia con la bandiera nera.

Le risposte devono partire prendendo atto da una serie di fallimenti, sia del nostro modello di società, che di diverse istituzioni e figure politiche.

Ha fallito l'integrazione dei figli della seconda o della terza generazione dell'immigrazione.
Giovani nati e cresciuti in Europa , ma che vivono in quartieri ghetto, dove chi vi nasce non ha quasi speranza di trovare un lavoro. Questi giovani disperati sono facili prede dei predicatori mediatici su Internet.

Ha fallito la scuola, come ambiente aggregativo e di preparazione alla vita in società .
Un'insegnate dell'ormai tristemente comune della regione di Bruxelles,  Molenbeek, aveva segnalato per iscritto alla direzione i propositi radicalizzati di uno dei giovani che avrebbe poi partecipato alle stragi di Parigi, ma le sue segnalazioni sono cadute nel vuoto di un'amministrazione impreparata ed indifferente...

Hanno fallito i servizi segreti europei (quasi tutti i killers dei massacri di Parigi erano conosciuti dai servizi segreti francesi, e "godevano" di una nota di segnalamento S) , servizi che non collaborano tra di loro per mancanza di reciproca fiducia!

Hanno completamente fallito gli Stati Uniti in Medio Oriente, con una politica diplomatica e di sostegno militare a fazioni che poi hanno inevitabilmente rivolto loro le armi contro; dai talibani (usati in un primo momento per sconfiggere l'esercito dell'URSS in Afghanistan) all'esercito iracheno, il cui armamento sofisticato fornito dagli USA é andato ad ingrossare gli arsenali dello Stato islamico.

Nenche la poltica di formazione degli istruttori statunitensi ha avuto risultati degni di nota: sono stati spesi milioni di dollari per formare combattenti in chiave anti Daech in numero appena sufficiente ad istituire un posto di blocco...

Ha fallito Barak Obama quando ha ingiunto ad Assad di non attraversare la "linea rossa" dell'uso delle armi chimiche e poi ha lasciato il tiranno siriano massacrare il proprio popolo...

Ha fallito l'Europa , al traino della Merkel, che si appoggia per contenere i rifugiati creati dal conflitto siriano, afgano ed iracheno, su biechi dittatori come Erdogan, che si impegnano a parole a lottare contro l'ISIS, ma che invece gestiscono traffici familiari col greggio di contrabbando proveniente dai pozzi occupati da Daech e ne approfittano per bombardare le posizioni degli independisti curdi, finora l'unico ammirevole baluardo all'espasione dell'ISIS.

Invece di ammettere e rimediare a questi fallimenti, cosa ci propongono gli "illuminati" politici alla testa delle nostre nazioni?
Piu' restrizioni alle nostre libertà civili (scavando nelle nostre vite, ad esempio quando prenoteremo un volo aereo interno o internazionale), meno privacy, più bombe e quindi più vittime innocenti in Medio Oriente

Su questa analisi sono in buona compagnia, perché anche Noam Chomsky fa la stessa diagnosi



Difficile quindi  rimediare adesso a tanti errori e tentennamenti, sovrapposti nel tempo.

E' certo pero' che non vinceremo gli orrori di Daech continuando coi "bombardamenti chirurgici" in Medio Oriente, facendo affari con regimi dispotici o corrotti come l'Arabia saudita, oppure in Europa col riflesso autoritario incentrato sulla sicurezza, tralasciando invece fondamentali azioni in campo sociale e scolastico, necessarie per prevenire la radicalizzazione dei soggetti più deboli.





dimanche 16 août 2015

La povera sedicenne Ilaria Boemi e gli applausi ai funerali

Abbiamo visto sui media gli amici e parenti applaudire al funerale delle sedicenne messinese, Ilaria Boemi, stroncata da una partita "cattiva" di exctasy (come se ci potesse essere mai una droga "buona") e morta da sola, abbandonata anche dai suoi compagni di sballo.

Al di là dell'opportunità e del buon gusto degli applausi ad un funerale, viene da domandarsi cosa stia a significare questa pratica, ormai generalizzata per i fatti di cronaca.

Soprattutto un appaluso  per una giovane vittima della proprie inesperienze e  della voglia di bruciare le tappe della vita, provando sensazioni forti, la quale non costituisce certo un esempio da seguire, come invece gli applausi starebbero a sottolineare.

Viene voglia di chiedersi dove stavano i genitori e gli amici che applaudivano al funerale, mentre Ilaria si spegneva, abbandonata da tutti, sul lungomaredi Messina.

Il migliore omaggio che si puo' tributare  a chi ci ha lasciati é il raccoglimento interno, che all'esterno si manifesta con un rigoroso silenzio!

mercredi 17 juin 2015

Tutto quello che dovreste sapere sulla battaglia di Waterloo e la sua ricostituzione

Sono arrivati dagli angoli più sperduti dell'Europa e del mondo, anche dalla Nuova Zelanda: 6000 figuranti con le loro splendide uniformi, le più belle in assoluto della storia militare, 300 cavalli e 100 cannoni, per far rivivere i momenti epici della battaglia di Waterloo, che imperversò esattamente duecento anni orsono e pose fine all'avventura napoleonica dei Cento Giorni, iniziati con la fuga dell'Imperatore dall'isola d'Elba e lo sbarco a Golf Juan, vicino Antibes, con solo 1100 uomini.

Sarà la più grande ricostituzione in costume mai effettuata in Europa e la seconda al mondo, dopo quella della battaglia della guerra civile americana di Gettysbourg.

 I maggior appassionati della ricostituzione di Waterloo sono i britannici ed i tedeschi, magari perché la Coalizione (britannici, olandesi, soldati di Hannover e prussiani) guidata dal duca  di Wellington, ha vinto questa battaglia decisiva per le sorti dell'Europa.




Invece le scioviniste autorità pubbliche francesi , appaiono oggi come i "mauvais perdants" della rievocazione della battaglia, come se il nome di Waterloo, da allora in terra francese sinonimo di débacle,  fosse ancora nel loro immaginario una ferita sanguinante!
Infatti, non solo i francesi non invieranno nessun membro del governo a rappresentarli alle commemorazioni, ma il loro livore si é spinto molto più in là , mettendo addirittura il veto al conio da parte delle autorità belghe di una moneta commemorativa della battaglia di 2 €!

Anche se gli organizzatori hanno avuto difficoltà a trovare "ricostitutori" a rappresentare i  francesi, che saranno invece impersonati al 95% da volontari britannici o tedeschi,   interverrà l'illustre discendente del fratello di Napoleone, Jean Christophe, ventinovenne, cittadino del mondo, che lavora alla City di Londra.

 La maggior parte di questi "ricostitutori" sono uomini ma, bisogna ricordare che, a seguito delle conquiste egualitarie della Rivoluzione francese, nell'esercito dell'Imperatore potevano esservi al massimo quattro donne per battaglione, che seguivano come vivandiere o cantiniere.  Alcune, travestite da uomini , accompagnavano in incognito un ufficiale di cui erano l'amante . Vi fu anche una certa "Madame Sans Gêne" che combatté nei dragoni dal 1795 al 1815 e pubblicò le sue memorie per la posterità. 





I biglietti dello spettacolo storico che si terrà dal giovedi 18 a domenica 21 giugno a Waterloo sono esauriti  da tempo: sono attesi oltre 200.000 appassionati da tutte le parti del mondo.

Il costo delle ricostituzioni per le autorità belghe dovrebbe aggirarsi sulla bella cifra di 7 milioni di euro.
 I britannici hanno fatto il gesto di contribuire con 1,5 milioni di euro (su di un totale di 4 milioni) al restauro della fattoria di Hougoumont, caposaldo della resistenza di Wellington, per farne un luogo di memoria.  

Gli organizzatori belgi, oltre alla preparazione delle tribune e dello spettacolo, devono garantire anche la sicurezza del sito, con pompieri e protezione civile, nonché la sicurezza dei sovrani presenti (britannici, olandesi, lussemburghesi e belgi).
In modo da non  nuocere all'autenticità della ricostituzione é stato prevista persino la chiusura dello spazio aereo!

In realtà  la famosa battaglia non si combatté a Waterloo, ma in un quadrilatero avente a Nord il Mont St. Jean, in una fattoria dove Wellington aveva il suo quartier generale (nell'attuale comune di Braine l'Alleud), ed a Sud  il cabaret della "Belle Alliance", dove Napoleone aveva stabilito i propri quartieri.
 La battaglia prende il nome da Waterloo perché da lì  il duca di Wellington inviò il dispaccio della notizia della vittoria su Napoleone.

E' stato ingaggiato un  conflitto, ma mediatico questa volta,  tra i comuni confinanti dove si svolse la battaglia (Braine l'Alleaud, Lasne) con quello di Waterloo. La ragione del contendere,  a suon di comunicati e di apparizioni in TV, é il "vero luogo della battaglia" ma in verità la conseguente manna dell'afflusso turistico!

Le forze in campo al momento della battaglia:
Circa 86.600 francesi contro circa 137.000 uomini della Coalizione, 67.000 comandati da Wellington e 70.000 prussiani comandati da Blücher.

A Waterloo si distinse, tra le fila britanniche, anche un italiano: Paolo Ruffo di Bagnara. Divenne nel 1855 Viceré del Regno delle due Sicilie e comandante in capo dell'esercito borbonico.

Vi erano 266 cannoni francesi contro 156 cannoni della Coalizione.

Il piano di Napoleone, che sa bene di essere in inferiorità numerica, é quello che ha già usato tante altre volte con successo: battere separatamente le forze della Coalizione , in questo caso le truppe guidate da Wellington, prima che possano unirsi ai prussiani di Blücher.

Wellington invece punterà tutto sulla difesa, in quanto sa che deve bloccare la strada di Bruxelles a Napoleone e resistere finché non si ricongiungerà con Blücher, che gli ha annunciato l'arrivo sul campo di battaglia con una missiva pervenuta la notte.

I protagonisti della battaglia:

Napoleone: a Waterloo é l'ombra del fulmineo stratega e del genio militare di un tempo.
Preoccupato per le soverchianti forze coalizzate che gli stanno di fronte.
 Le cronache dell'epoca lo descrivono come impacciato nei movimenti e depresso.




Non ha fatto la ricognizione del campo di battaglia, essenziale per capire come e dove muovere le truppe, ed ha dovuto accettare il terreno scelto da Wellington, che gli sbarra la strada di Bruxelles.
Soffre di emorroidi e non potrà quindi salire a cavallo per mostrarsi e motivare le sue truppe .
Non ha più al suo servizio il capo di Stato Maggiore Berthier, genio nella trasmissione degli ordini, che inviava diversi messaggeri, per strade diverse, con gli ordini dell'Imperatore.
Di conseguenza Napoleone non riuscirà a fare pervenire a Grouchy ed ai suoi preziosissimi 30.000 uomini l'ordine di raggiungerlo sul campo di Waterloo.

A causa della pioggia, che é caduta incessantemente dal 17 pomeriggio sino alla mattina del 18,  la superiorità numerica dell'artiglieria francese non potrà dispiegare i propri effetti devastanti sul campo infangato di Waterloo, su cui i proiettili non possono rimbalzare sul suolo, mietendo il maggior numero di vittime...

Il 18 giugno l'Imperatore sarà impersonato dall'avvocato parigino Frank Samson, a proprio agio nel ruolo che ricopre ormai da 6 anni in giro per il Mondo.

Monsieur Samson, come un grande attore,  si é impossessato degli atteggiamenti tipici dell'Imperatore, fino ad adottarne anche i tic e il tipo di acqua di Colonia!
 La replica di Napoleone avrà dalla sua sul campo di battaglia anche la moglie ed i due figli, di cui uno incarnerà un paggio e l'altro un luogotenente dei carabinieri.

Il duca di Wellington: Irlandese, si é già battuto con successo contro le truppe napoleoniche nella penisola iberica. E' un uomo freddo, da stratega é uno specialista nella difesa.
Ha la stessa età di Napoleone ma é in splendida forma fisica.
Infatti il 16 giugno, per raggiungere i suoi uomini alla battaglia dei Quatre Bras (che é stata  una patta tra coalizzati e  francesi, con 4000 perdite da parte e dall'altra), é sfuggito alla cavalleria francese,  grazie al suo portentoso cavallo, Copenhagen, saltando sopra e rifugiandosi nel quadrato di baionette costituito dai suoi fanti.
Ha studiato palmo a palmo e scelto il terreno a lui congeniale per la battaglia, per interdire a Napoleone di marciare su Bruxelles.


 Fa attestare le truppe britanniche, olandesi e di Hannover sulle creste, su posizioni difensive, aspettando l'arrivo dei prussiani di Blücher.  Ha fortificato le 3 fattorie che insistono sul campo di battaglia; su consiglio di Thomas Picton, ha nascosto una parte dei reggimenti, fra le alte spighe di grano e segale, ormai quasi maturi.
  
Wellington sarà impersonato da un figurante neo-zelandese

Il prussiano Blücher: il vecchio e sanguigno maresciallo di 73 anni, é il comandante delle truppe prussiane.  Soprannominato, per la sue determinazione,  il maresciallo "Vorwärts" "Avanti".



 Nella battaglia di Ligny del 16 giugno ( l'ultima vinta dalle truppe napoleoniche, che hanno preso gli Alleati di sorpresa: a fronte di circa 10.000 perdite francesi questi  infliggeranno agli alleati 20.000 tra morti e feriti), é stato disarcionato e solo l'oscurità gli ha impedito di essere catturato dai francesi.
Già battuto a diverse riprese da Napoleone, ha un pensiero fisso: impiccare l'Imperatore!
Il suo arrivo sul campo di battaglia, come riconosciuto anche da Wellington, sarà determinante per la vittoria degli alleati.

Il maresciallo Emmanuel de Grouchy: il grande assente da Waterloo e per questo ritenuto a lungo uno dei responsabili della sconfitta di Napoleone. L'imperatore, nelle memorie dettate in esilio a S. Elena, adombrò il sospetto che Grouchy potesse aver tradito. In verità il Maresciallo si attenne agli ordini ricevuti dall'Imperatore, che gli ingiungevano di cercare ed incalzare il corpo di armata prussiano, uscito quasi indenne dalla battaglia di Ligny, il 16 giugno.




Grouchy, i prussiani non li scovò e sembra fosse intento a mangiare fragole a pranzo da un notaio locale, nonostante sentisse il cannone tuonare dal campo di battaglia.
Grouchy non si mosse, non avendo ricevuto alcun ordine in tal senso ma, anche se avesse mobilitato, sarebbe arrivato troppo tardi! Quell'ordine di raggiungerlo sul campo di battaglia Napoleone lo aveva redatto, ma a causa della disorganizzazione nelle comunicazioni, non arrivò mai a Grouchy!

Michel Ney: Nominato generale di divisione a soli 30 anni e maresciallo dell'Impero a 35. Combattente eccezionale, ma soggetto a frequenti sbalzi d'umore ed ad una gelosia perniciosa. Cambiò schieramento ben due volte, la prima abbandonando Napoleone quando questo fu mandato al confino dell'Elba, schierandosi col sovrano Luigi XVIII ed una seconda volta abbandonando il re di Francia, tradendo la propria parola di riportare Napoleone "dentro una gabbia di ferro".

Il profilo psicologico del Maresciallo Ney può spiegare il suo agire suicida a Waterloo, nell'intestardirsi nelle cariche, senza appoggio dell'artiglieria o della fanteria, contro le truppe inglesi. Infatti Ney sapeva che l'establishment di Luigi XVIII non gli avrebbe fatta salva la vita, qualora a Waterloo le truppe dell'Imperatore avessero perso.



Ney sarà catturato e condannato a morte da una Camera dei pari per alto tradimento ed attentato alla sicurezza dello Stato. Sarà la vittima più illustre della Restaurazione!

Ney sarà impersonato dal belga Franky Simon, bibliotecario, che é anche uno dei principali registi della ricostituzione della battaglia.

Momenti salienti della battaglia:

1) Se Wellington ha scelto il luogo della battaglia, Napoleone sceglierà il momento,  ritardando l'ordine di attacco , sperando che il suolo possa asciugare, permettendo alla sua artiglieria, superiore in numero,  di far rimbalzare i proiettili, facendo maggiori vittime tra i coalizzati.
Ciò facendo ha già compiuto un grave errore, perché l' ingaggio tardivo favorirà l'arrivo in tempo dei prussiani sul campo di battaglia.
La battaglia inizia alle 11.30  col cannoneggiamento della Guardia Imperiale e
gli attacchi francesi alle fattorie fortificate di Hougoumont ad ovest , della Haye Sante al centro e della Papelotte ad est e la resistenza degli inglesi ivi trincerati.




 Le  fattoria della Papelotte cadrà abbastanza presto in mano ai francesi, mentre quella di 
Hougomont resisterà tutta la giornata, bloccando 8000 francesi di fronte a 2000 britannici.


2) Le folli cariche a ripetizione della cavalleria francese,  guidata dal maresciallo Ney, che porterà al massacro 10.000 cavalieri, poiché senza il necessario appoggio dell'artiglieria e della fanteria e senza averne ricevuto l'ordine di attacco così in profondità da Napoleone.

Dopo aver dovuto abbandonare i pezzi di artiglieria sulle alture, i britannici faranno a pezzi la cavalleria francese, disponendo i propri fanti  su tre fila di baionette ed in  11 quadrati, posizione impenetrabile ed ideale per poter far fuoco da tutti i lati!
Ney non potrà sfruttare il vantaggio dell'artiglieria abbandonata dagli alleati perché non ha né gli equipaggi a cavallo per trasportarli né l'equipaggiamento necessario per neutralizzare i cannoni!
I britannici sono dei fucilieri provetti ed hanno ricevuto l'ordine di mirare ai cavalli, i quali , a differenza dei corazzieri che li montano, non sono protetti.
Nel corso delle quattro assurde cariche Ney cambiò cinque cavalli!

I britannici invieranno poi al contrattacco la loro cavalleria.

 3) Alle 16.30 irrompe sul campo di battaglia da est, inaspettatamente per i francesi, Von Bulow, l'avanguardia di Blücher, il corpo di armata prussiano, che conta un totale di 70.000 uomini.
Napoleone, per rincuorare i suoi, fa dare la falsa notizia che sia arrivato Grouchy, ma deve distogliere truppe dal fronte centrale per contenere l'avanzata prussiana.
 I prussiani  si impadroniscono ben presto del villaggio di Plancenoit.

4) La fattoria della Haie Sainte sarà espugnata dai francesi soltanto alle 18.30, con l'appoggio della Guardia Imperiale, il corpo dell'elite della Grande Armée, tenuta quasi sempre in riserva e raramente costretta a battersi.


Questo sarà il momento più difficile per i coalizzati, tant' é che diversi reggimenti di truppe di Hannover fuggono verso Bruxelles, portando fino a Gand, dove é in esilio Luigi XVIII, la notizia che Napoleone avrebbe vinto la battaglia.

5)  La Guardia Imperiale verso le 20.30, di fronte all'azione congiunta dei britannici da nord e dei  prussiani dall'est, non riesce più ad avanzare ed indietreggia.
E' il segnale che la partita é persa per i francesi!
Nel frattempo Wellington ha dato ai suoi l'ordine di avanzare da nord verso sud.

Tre battaglioni della Guardia cercano di arretrare in buon ordine ma si fanno decimare dai prussiani che debordano ormai sul campo di battaglia, decretando di fatto il "si salvi chi può" dell'esercito francese.

Fuga generalizzata dei francesi sopravvissuti dal campo di battaglia verso Charleroi.

Napoleone viene portato via dal campo di battaglia dai suoi ufficiali, protetto all'interno di un  quadrato di baionette dei granatieri della Guardia Imperiale.

Non potendo attraversare con la berlina imperiale il collo di bottiglia del ponte sulla Dyle a Genappe, intasato dai resti dell'Armée in fuga, Napoleone é costretto ad attraversare il ponte a piedi, lasciando nella vettura un milione di franchi e il collier di diamanti di sua sorella Paolina, mai più ritrovato...

6) Alle 22.30  sulla strada per Genappe il ricongiungimento tra Wellington e Blücher , entrambi a cavallo, con Blücher che abbraccio il duca ed esclama "Mein Liebe Kamarad".




Il bilancio della battaglia: Waterloo fu una battaglia epica in cui si affrontarono più di 200.000 combattenti.
I francesi pagarono un tributo pesantissimo: 33.000 perdite, tra morti, feriti e dispersi, mentre gli alleati ebbero "soltanto" 22.000 perdite.

La battaglia di Waterloo segna la fine del sogno napoleonico in Europa; determinerà la seconda e definitiva abdicazione di Napoleone ed il suo esilio a Sant'Elena.
Waterloo annuncia la Restaurazione , sancita già sulla carta dal Congresso di Vienna, iniziato nel settembre 1814.

Waterloo nell'immaginario dell'uomo comune:
Benché Napoleone vi abbia perso, é considerato dalla maggior parte del pubblico "profano" il personaggio chiave della battaglia di Waterloo.
Anche alle ricostituzioni in costume della battaglia, Napoleone é il personaggio di gran lunga più acclamato dal pubblico.
Se oggi si dovesse tenere un sondaggio su chi ha vinto la battaglia di Waterloo, probabilmente ne verrebbe fuori che é stato Napoleone Bonaparte!




Waterloo come occasione per rivisitare la storia:
Il bicentenario della battaglia é senza dubbio un'ottima occasione per fare una puntata nel centro dell'Europa e visitare i luoghi storici descritti sopra.

Per chi non potesse muoversi é possibile comprare la visione on line in diretta della ricostituzione.

Ecco il programma: https://www.waterloo2015.org/fr/programme

Assolutamente da non perdere il nuovissimo spazio museale di Waterloo, con diversi cimeli d'epoca. Si articola intorno ad un'esperienza cinematografica in 4 dimensioni (anche il suolo trema al momento delle cariche di cavalleria) e con la proiezione del film del grande regista Gerard Corbiau.

http://www.lucpetitcreation.biz/fr/spec_waterloo.php







mercredi 3 juin 2015

La classe politia siciliana: la constatazione di un autentico fallimento

Ho letto che Lino Leanza, appena deceduto, http://it.wikipedia.org/wiki/Nicola_Leanza , politico transitato imperturbabilmente dalla DC al lombardiano MPA, facendo prima una diversione attraverso CCD ed UCD, ultimamente avvicinatosi alla "sinistra" appoggiando Crocetta e la rielezione di Bianco a sindaco di Catania, che ha seduto sia all'Assemblea regionale siciliana , diventando assessore alla cultura e turismo ed anche vice-Presidente della Regione, nonché al Parlamento italiano,  sarebbe stato un grande politico siciliano.

Bisogna vedere cosa si voglia intendere per "grande politico"...

Se si intende per "grande politico" qualcuno che ha saputo occupare il potere per decenni in Sicilia, facendo appello sfrenato al clientelismo, senza dubbio Leanza questo lo é stato.

Ma un POLITICO degno di questo nome é INNANZITUTTO qualcuno che si spende costruttivamente per il proprio territorio ed i propri elettori, attraverso  un disegno coerente e che sappia guardare al futuro.
Un POLITICO degno di questo nome lo si giudica poi dai risultati in termini di progresso che ha saputo portare al suo territorio!

Se la Sicilia avesse  davvero una classe politica ed una pubblica amministrazione cosi' eccezionali ne avremmo le prove tangibili con una viabilità impeccabile, invece di dover andare da Catania a Palermo aggiungendo un'ora supplementare, con la salita e poi la ridiscesa a e da Polizzi Generosa, ad un tragitto già periglioso, tra tunnels non illuminati e viadotti in perenne senso alternato!



Avremmo le prove tangibili di una politica e di una pubblica amministrazione efficienti con treni veloci che collegherebbero da ogni parte l'isola con la capitale regionale (anche il Marocco, Africa del Nord, avrà a breve il treno ad alta velocità, inizialmente su 200 km tra Tangeri e Casablanca, e poi anche sulla dorsale atlantica http://www.tgvmaroc.ma/ ).

Avremmo le prove tangibili di una politica ed una pubblica amministazione efficienti che saprebbero gestire l'ORDINARIA AMMINISTRAZIONE come i rifiuti solidi urbani ed i depuratori, invece di piegarsi ad interessi mafiosi che gestiscono le discariche ed ostacolano la raccolta differenziata, per cui l'Italia paga già multe salatissime all'Unione Europea o di continuare ad inquinare fiumi e mari.



Avremmo le prove tangibili di una politica ed una pubblica amministrazione efficienti con un'agricultura, una cultura ed un  turismo resi fulcri trainanti dell'economia, invece di ritrovarci con impianti inquinanti come petrolchimici di Augusta, di Milazzo e di Gela, e le arance cadute per terra perché non conviene neanche raccoglierle,


o i tours operators che preferiscono altre destinazioni turistiche perché in Sicilia niente é veramente organizzato (vedi gli orari di apertura dei musei, che spesso chiudono a partire dalle 13!),



avremmo ospedali fiori all'occhiello e non cliniche in cui si muore ancora di parto, come successo di recente a Catania!

Insomma questa storia della classe politica eccezionale, cari conterranei siciliani,raccontiamocela in un altro modo, perché una classe politica degna di questo nome e rispettabile, opera concretamente in favore del proprio territorio e dei propri cittadini,
sapendo individuare e puntare su progetti prioritari e strategici (come le infrastrutture ed il turismo sostenibile) e non "annaffiando" con famigerate tabelle H,  per fini puramente clientelari, le bocciofile di quartiere!

lundi 1 juin 2015

Quella solidarietà inattesa, che unisce Catania e Bruxelles

L'altra sera, a Bruxelles, alla riunione del collettivo "migranti" del PTB (Parti des Travailleurs belges) abbiamo avuto la piacevole sorpresa di apprezzare la solidarietà che collega città cosi' diverse come Catania e Bruxelles.

Dopo l'ennesimo naufragio a fine marzo nel canale di Sicilia ed il continuo tributo pagato in termini di vite umane, il medico e deputato al Parlamento della Regione di Bruxelles Claire Geraets, non ha retto più ed ha voluto venire a toccare con mano la terribile realtà dei migranti e richiedenti di asilo. Così ha prenotato un volo last minute ed é partita alla volta di Catania, accompagnata da un giornalista e da un avvocato.



Claire ci ha mostrato le foto dei moli del porto di Catania, con  gli attruppamenti dei cronisti venuti da tutta Europa, in attesa di collegarsi con la loro redazione.




Poi hanno sfilato davanti i nostri occhi le immagini di via Etnea,di Piazza Stesicoro e del corteo di sensibilizzazione con tanti giovani e tanti immigrati, da troppi anni in attesa di un responso alla loro richiesta di asilo.





E poi ancora le immagini del CARA di Mineo, presidiato inutilmente da soldati in tenuta da combattimento, dove il trio belga non ha potuto accedere, ma dove ha potuto ascoltare le testimonianze dei residenti, che fanno emergere da una parte una situazione insostenibile, a causa del sovraffollamento (4000 persone quando il centro é previsto per appena 1800) che comporta la negazione della dignità umana ai richiedenti di asilo e d'altra parte il business per le cooperative che gestiscono i CARA, che ricevono fondi comunitari per 35€ per migrante al giorno, ma che offrono a costoro condizioni di vita indegne  per degli esseri umani.




Inoltre i richiedenti di asilo, in attesa del responso delle Commissioni che devono vagliare la loro domanda,  sono completamente abbandonati a sé stessi, senza alcuna attività, senza corsi di lingua, e finiscono quindi spesso nelle mani della criminalità organizzata, ben lieta di sfruttare una manodopera al nero ed a bassissimo costo!

I richiedenti di asilo dovrebbero ricevere per le loro necessità giornaliere 4,5€.
Questa somma viene invece convertita arbitrariamente in una dotazione di un pacchetto di sigarette ogni due giorni, anche per i minori! Per avere del contante i migranti rivendono queste sigarette non richieste a 3,5€...
Insomma la precarietà regna sovrana e sono numerosi i casi di prostituzione per necessità...

Claire ci ha parlato poi della solidarietà e dell'accoglienza nei confronti dei richiedenti asilo operata a  Catania da organizzazioni come la CGIL, ma anche di bellissimi esempi di accoglienza da parte di singoli, nonostante l'altissimo tasso di disoccupazione, soprattutto femminile.

Un particolare giuridico e tecnico emerso in questa riunione é che i richiedenti di asilo non hanno possibilità pratica di farlo nelle ambasciate UE nei Paesi di provenienza, che siano devastati dalla guerra, in preda alla follia di un dittatore o perché perseguitati per la loro religione, le loro idee politiche o per il loro orientamento sessuale,  ma sono invece abilitati a farlo soltanto quando toccano il suolo dell'UE dopo i pericolosissimi "viaggi della speranza" fino ai "centri di smistamento" in Libia e poi attraverso il canale di Sicilia.

I rifugiati incontrati a Bruxelles hanno sottolineato che sarebbero rimasti volentieri in patria, ma sono stati costretti a fuggire dai loro Paesi a causa di guerre, di dittatori, dello sfruttamento insensato delle risorse e dell'inquinamento dei loro Paesi, questioni in cui le potenze occidentali hanno non poche responsabilità...

La serata si é conclusa con la condivisione di una bellissima foto in cui bambini di colore, fotografati davanti al centro di richiedenti l'asilo a Bruxelles, lanciano un appello: Non siamo pericolosi, siamo in pericolo!







mercredi 20 mai 2015

"Beddissima Sicilia"

Questo "spaccato" di interviste in Sicilia é destinato sia a chi siciliano non é, e magari neanche italiano, ma anche a tanti siciliani che non conoscono ancora bene le diverse sfaccettature culturali, sociali, artistiche, economiche e quindi anche politiche dell'Isola.
Sulla Sicilia spesso gli stranieri, ma anche gli italiani di altre regioni, ed anche gli stessi siciliani, vedi Pierangelo Buttafuoco con "Buttanissima Siclia", hanno numerosi preconcetti negativi (terra di Mafia, terra di fannulloni, terra di assistiti, terra in cui nulla cambierà mai, vedi il Gattopardo).
Attraverso quest'inchiesta e queste interviste a giovani e meno giovani protagonisti dell'Isola (imprenditori, artisti, esponenti della "società civile", ma anche semplici coltivatori diretti o "visionari") intendiamo verificare o inficiare la veridicità di questi "a priori" socio/politico/economici.
 GIOVANI:
ARTISTI : Alice Valenti (CT) dopo essere stata a bottega x 6 anni da un Maestro, ha rielaborato l'iconografia del carretto siciliano, trasponendola  su supporti della vita quotidiana (500, Vespa, mobilia...);

Vlady Art (CT) provocatorio street artist catanese


DOCENTI UNIVERSITARI: Katerina Papatheu (CT), ricercatore di greco moderno all'Università di Catania.



SCRITTORI:  Anna Agata Mazzeo (CT), autrice di un romanzo e giornalista free lance.
POLIEDRICI: Claudio Majorana (CT) studia medicina, fotografo, skater; ha appena pubblicato un libro di fotografie sui tours degli skaters stranieri in Sicilia.


ONLUS: Simona Cascio (Presidente ARCI SR, seconda da sinistra) lavora sull'affido dei minori straieri non accompagnati che arrivano massicciamente coi barconi.




MENO GIOVANI ma sempre stimolanti
IMPRENDITORI:
Renata Scicali (PA) creatrice e depositaria del marchio IceDress, artista, mercante d'arte ;  

Marilia Di Giovanni :titolare di una libreria storica di famiglia ad Ortigia (SR);




ARTISTI:
Emanuela di Bella (SR) artista con e su vetro; creatrice di vetrate , quadri e gioielli.

Paolo Madonia (PA): pittore internazionalmente affermato, si dedica ora a far conoscere e tutelare la sua Valle dello Jato;


 STRANIERI che vivono  in Sicilia:
Albane Cogné (Viagrande), professoressa di storia moderna all'università di Tours (Francia)


GIORNALISTI: Riccardo Orioles (Milazzo) fondatore dei "I Siciliani" diretto da Pippo Fava, assassinato dalla mafia catanese; si impegna anche a formare le giovani leve del giornalismo anti-mafia.


ONLUS: Cooperativa Prospettiva a S. Giovanni Galermo (CT), guidata da Pietro Mangano e Glauco Lamartina, che accoglie ed inquadra giovani con difficoltà familiari o con la giustizia, nonché minori stranieri non accompagnati.




LIBERI PROFESSIONISTI:
Riccardo di Bella (Viagrande, al centro con la camicia bianca) di cui si farebbe prima a spiegare cosa NON fa: avvocato, imprenditore nel turismo e nel fotovoltaico, organizzatore di un festival internazionale di cortometraggi.




Pippo Lollo (Trappitello, Taormina): coltivatore diretto e gestore di un frantoio tradizionale con macine e presse, con la passione per la terra e per la natura.



INCLASSIFICABILE: Nica Le Pira (CT) madre e memoria vivente di Francesco Virlinzi, voice scout, produttore discografico, scomparso a soli 40 anni nel 2000. Francesco, che aveva scoperto i REM ai loro debutti negli States, organizzo' il loro primo concerto in Italia, a Catania nell'agosto del 1995. Nica tiene viva la memoria di Francesco con un tributo musicale di alta qualità, ogni 28 luglio.


lundi 23 février 2015

Intervista su Sicilia Journal per promuovere matrimonio omosex



Giuseppe Fiamingo
Chi è Giuseppe Fiamingo?
“Ho avuto la fortuna di avere una madre catanese (Ada Aveline), molto aperta, che ha saputo trasmettermi questa apertura di spirito,  l’amore per la conoscenza, per i Paesi e per  le lingue straniere.   Mi ha incoraggiato a studiare l’inglese andando anche in Inghilterra d’estate quando avevo solo 6 anni!  A 14 anni, dopo due anni al ginnasio Cutelli, mia madre mi ha dato l’opportunità di frequentare il liceo a Bruxelles, alla Scuola europea, sperimentando una sorta di Erasmus ante litteram ed autofinanziato.  Il bello della scuola europea  é che, pur studiando nella tua lingua madre (nel mio caso l’italiano) , ti abitui a conoscere e convivere coi giovani delle diverse nazionalità europee, perché ci fai assieme educazione fisica, e ci studi storia e geografia.  Poi ho avuto voglia di “riprendere contatto” col mio Paese ed ho frequentato l’università commerciale Bocconi, dove mi sono laureato in Economia aziendale, con una tesi sull’aiuto della CEE ai Paesi in via di sviluppo.  E’ stato quindi naturale il ritorno a Bruxelles ed uno stage alla Commissione Europea.  Le prime esperienze lavorative sono state in uffici di consulenza su varie tematiche di interesse per clienti italiani.  Ho lavorato poi nel campo delle politiche europee relative all’agricoltura  e dell’agroalimentare, in gruppi come la Lega delle Cooperative o la Ferrero.  Sono stato in seguito selezionato come agente temporaneo per la Commissione europea, dove ho lavorato sei anni nel regime internazionale agli scambi per i prodotti agricoli trasformati, occupandomi sia di tematiche industriali che di negoziazioni commerciali con Paesi come la Turchia, Israele e gli Stati Uniti.  Nel frattempo, tanto per non smentire l’apertura alla multiculturalità, avevo incontrato mia moglie, belga francofona,con cui abbiamo poi avuto due figli, Mathilde che oggi ha 23 anni e Luca che ne ha 21.  In seguito ho avuto varie e diverse esperienze lavorative, spazianti dalla gestione di un frantoio oleario nella pianura di Taormina alla gestione di un’agenzia immobiliare a Bruxelles, sempre provvedendo ad una formazione continua professionale”.
Qual è il tuo rapporto con l’Italia e la Sicilia, in particolare?
“Continuo ad adorare il mio Paese, ed in particolare la Sicilia, anche se mi addolora vedere la natura devastata da “pirati” che si trovano di fronte  uno Stato indifferente, troppo spesso rappresentato da un’amministrazione pletorica ed inefficace  e da politici che non perseguono gli interessi comuni!”
Promotore della raccolta di firme per la petizione online a favore dei matrimoni delle coppie omosessuali, indirizzata a Matteo Renzi, cosa l’ha portata a perorare la causa?
“L’idea della petizione a Renzi  per avere finalmente anche in Italia il matrimonio omosessuale nasce semplicemente dal mio innato senso di giustizia , nonché dalla considerazione che a pari doveri (la tassazione) si devono accompagnare pari diritti, tra coppie coniugate eterosessuali ed omosessuali.  In Italia il matrimonio civile prevede una tutela del coniuge riguardo ai diritti relativi all’abitazione coniugale, ai congedi lavorativi, all’assistenza sanitaria ed alla possibilità di visitare il coniuge in una struttura ospedaliera, alla reversibilità della pensione ed anche riguardo alla successione, al di là delle disposizioni testamentarie.  Tutto ciò  in Italia non é accessibile a chi coniugato non é, come le coppie omosessuali”.
Se molti Paesi europei si sono allineati all’esigenza di uguagliare i diritti di tutti a unirsi in matrimonio indipendentemente dagli orientamenti sessuali, perché l’Italia resta indietro?
“Riguardo ai diritti civili l’Italia é ormai relegata a fanalino di coda nell’Unione Europea.  Oltre al matrimonio omosessuale, basti pensare al diritto di fine vita, sempre negato anche dopo le tristissime derive e strumentalizzazioni del caso Englaro. Per l’Italia, l’alibi di Paese cattolico che non tollererebbe il matrimonio omosessuale non mi sembra pertinente, visto il calo massiccio in questi ultimi decenni riguardo alla frequentazione delle funzioni cattoliche.  Inoltre Paesi con tradizione cattolica come il Belgio, o la Spagna, sono stati tra i pionieri mondiali , dopo l’Olanda, nell’introduzione del matrimonio omosessuale.  Riguardo all’Italia mi sembra piuttosto, come per altre tematiche relative ai diritti civili, una questione di corretta informazione dei cittadini e di dialogo corretto e pacato con e tra politici che siano chiamati a rispondere ai propri elettori. Ma in Italia, con una legge elettorale coi listini bloccati, si é creata una classe politica completamente irresponsabile riguardo agli elettori!”
UE
Che tipo di riscontro sta avendo questa petizione online, il paese risponde sensibilmente all’argomento, o a firmare sono solo gli omosessuali?
“In verità mi aspettavo maggior sostegno da parte dalle associazioni LGBT, ma ho avuto risposte insperate da singoli attivisti, che mi hanno già procurato due interviste, oltre questa.  Abbiamo superato 3.300 firme, ma il traguardo che ci siamo posti é di 10.000 firme. Ce la potremo fare con l’aiuto dei media e soprattutto la sensibilizzazione di cittadini.  Un punto su cui é opportuno insistere é che col matrimonio omosessuale le coppie etero non perderanno alcun diritto!  Si tratta quindi di una battaglia di pura civiltà, per potere fare beneficiare della parità dei diritti portati dal matrimonio quella parte della comunità LGBT che desidera sposarsi”.
Matrimoni_gay_biglietto
Come si accede alla petizione, possono firmare tutti?
“Certo, é una petizione on-line aperta a tutti , in cui basta indicare il proprio nome e cognome e si può anche lasciare un eventuale commento sulla propria motivazione alla firma della petizione. Ecco il link:https://www.change.org/p/matteo-renzi-estenda-matrimonio-civile-a-coppie-omosex-secondo-sentenza-4184-2012-corte-cassaz “.
Quanto i retaggi di una cultura basata sul machismo siciliano avrebbero condizionato questa scelta di avviare una petizione, se fosse rimasto in Sicilia, dove i termini ‘gay’ e ‘lesbica’ sono utilizzati con accezione dispregiativa?
“Credo che solo quando gli italiani prenderanno finalmente in mano la propria informazione, attraverso l’ accesso Internet alle svariate fonti di informazioni esistenti, invece di seguire slogan populisti di politici che sanno solo urlare, facendo appello alla pancia o alla paura del diverso, avremmo infine una società migliore”.
 Il riconoscimento del matrimonio egualitario porterà a nuove battaglie per l’adozione dei figli da parte di coppie omosessuali, a suo parere l’Italia è pronta per abbattere certi stereotipi di genere e a riconoscere pari diritti? Cosa deve essere ancora fatto per abolire qualunque tipo di discriminazione?
“Credo che le battaglie civili vadano fatte tappa per tappa. Renzi aveva promesso aperture con un decreto di legge sulle “civil partnership”  (Decreto Cirinnà) dando alle coppie omosessuali gli stessi diritti delle coppie coniugate, ma anche questo provvedimento sembra essersi arenato tra gli annunci ad effetto della “svolta buona”…
Ogni genitore dovrebbe educare i figli al rispetto dell’altro e del mondo. Che impostazione ha adottato per l’educazione dei suoi figli? Cosa augura per il loro futuro?
“Credo e spero di aver educato, insieme a mia moglie, i nostri figli al rispetto del prossimo, naturalmente anche del diverso, nel rispetto dell’ambiente e per un uso oculato delle risorse (terra, acqua, energia, cibo…), in modo di potere trasmettere alla nostra discendenza un mondo ancora sostenibile.  Per il futuro dei nostri figli credo che sia inoltre  importante trasmettere loro l’amore per la conoscenza, per la cultura e per la natura, trasmettendo loro  il valore della costruzione della propria conoscenza attraverso lo studio e l’applicazione, sia da soli, assecondando la propria curiosità, ma anche osando dire ad un professore o al proprio interlocutore “non ho capito”, in modo che questo si spieghi meglio”.
bruxelles Grand Place

vendredi 20 février 2015

Siamo tutti Charlie, ma attenzione ai politici che ci marciano...



L'11 gennaio a Parigi sono accorsi i capi di Stato di vari Paesi a mostrare la loro solidarietà alla Francia dopo gli attentati degli islamisti radicali che avevano decimato la redazione di Charlie Hebdo e poi seminato terrore e morte attorno a Parigi.

In verità molti di questi capi di Stato e plenipotenziari hanno sfilato a Parigi  facendo puro "greenwashing". 
Se andiamo infatti a verificare come vengono trattati i diritti umani in casa di questi signori, il quadro della coerenza ne esce più che ammaccato!

A Parigi era presente l'ambasciatore dell'Arabia Saudita, la stessa che in nome di JeSuisCharlie fa amministrare 1000 frustare al blogger Raif Badawi, lo condanna a 10 anni di prigione e gli dà una multa di 250.000 dollari! 

Era anche presente l'ambasciatore della Russia di Putin, la stessa Russia in cui, secondo Human Rights Watch, sono aggrediti violentemente esponenti della comunità LGBT, sono infranti i diritti umani nella Crimea, da poco occupata manu militari http://www.hrw.org/europecentral-asia/russia



A Parigi vi era anche il primo ministro israeliano Netayanu, quell'Israele che mantiene il blocco illegale sulla banda di Gaza, i cui edifici sono stati distrutti in gran numero, e la popolazione costretta quindi a dormire quest'inverno all'addiaccio, causando la morte x ipotermia di diversi bambini palestinesi.
Lo stesso Israele che nei territori occupati, durante la seconda Intifada, secondo la Commissione delle Nazioni Unite sui diritti umani, ha esercitato "frequente e sistematica violazione dei diritti umani attraverso la forza di occupazione, in particolare uccisioni di massa e punizioni collettive come demolizioni di case ed il blocco dei Territori Palestinesi, misure che costituiscono crimini di guerra, flagranti violazioni del diritto umanitario internazionale nonché crimini contro l'umanità"
http://en.wikipedia.org/wiki/Human_rights_in_Israel#Human_rights_in_the_occupied_territories



A Parigi ha sfilato anche il Presidente dell'autortà palestinese Abbas, la stessa autorità palestinese che porta a processo e fa condannare ad un anno di prigione chi critica il suo Presidente , Abbas, su Facebook o che arresta chi inizia una campagna contro la corruzione...
La stessa autorità palestinese già responsabile in passato per l'uccisione di diversi giornalisti e che ne ha fatto arrestare cinque soltanto nel 2012...
http://en.wikipedia.org/wiki/Human_rights_in_the_Palestinian_territories



A Parigi nel corteo dei capi di stato vi era anche l'ambasciatore della Turchia di Erdogan. Ricordiamo che nel 2014 il Consiglio d'Europa ha reso 94 sentenze costatando la violazione dei diritti umani in Turchia.
http://www.echr.coe.int/documents/cp_turkey_fra.pdf
Inoltre l'associazione Human Rights Watch denuncia la "regressione dei diritti umani e dello Stato di diritto in Turchia in seguito alle manifestazioni di massa avvenute nel 2013 ed alle accuse di corruzione che portano al cuore del governo dell'AKP. Human Rights watch ha formulato delle raccomandazioni  concrete vertenti su 4 punti: maggiore conisiderazione per i diritti umani nell'ambito del processo di pace in corso col Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) maggiore presa in conto per una riforma del sistema giudiziario penale; fine dell'impunità riguardo agli abusi attuali e passatii commessi da agenti statali e della violenza nei confronti delel donne; nonché la fine delle restrizioni applicantesi  ala libertà di espressione, ai media, ad Internet ed ai diritti di riunione e di associazione" 


Quindi non lasciamoci influenzare passivamente dalle immagini che ci propinano i media assoggettati agli uffici stampa dei "leaders" mondiali, ma badiamo alla sostanza.

Verificare ed incrociare i dati richiede tempo, ma ne vale la pena!